La nuova app di GarageBand e l’essenza del fare musica in movimento
Pubblicato da Susanna il 09/03/2012
È uscita da poco la versione mobile del sequencer amato da tutti i musicisti di ambiente Mac. Tanto divertimento, la garanzia di poter far musica ovunque, e una grande lezione su come si progetta un'app mobile.
GarageBand è da sempre uno dei software più amati da tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo dei seqencer ma anche dai professionisti che vogliono uno strumento essenziale e veloce per scrivere e ascoltare un’idea musicale.
È per questo che il lancio dell’app di GarageBand per iPad e iPhone ha suscitato tanta curiosità e la consueta corsa all’acquisto.
La versione desktop è diventata celebre in quanto sintesi perfetta dello stile Apple: intuitiva, semplice da usare, potente.
Uno strumento accattivante che ha avvicinato tantissimi principianti al mondo della musica midi. E per tutti coloro che non sono interessati alla composizione di un brano nota per nota, Garageband vanta una raccolta sterminata di loop, divisi per categoria, che basta combinare per comporre da subito e senza nessuna cosnoscenza musicale.
Questo, per inciso, è anche il motivo per cui possiamo dire che molti conoscono GarageBand anche senza saperlo: i suoi loop sono usati così tanto nei jingle radiofonici e come sottofondo a video di ogni tipo, dai tutorial su YouTube ai video delle vacanze, che è difficile non averne mai sentito uno.
La versione per iPhone e iPad doveva quindi fare i conti con aspettative altissime e un pubblico molto esigente come quello dei musicisti che lavorano in ambiente Mac. E senza dubbio possiamo dire che la sfida è stata vinta.
La versione GarageBand per iPhone e iPad, infatti, non è solo uno strumento straordinario per fare musica quando non si ha a disposizione un computer, ma è anche una grande lezione su cosa significhi adattare un software a un tablet.
Trasferire uno strumento dal mondo dei computer fissi a quello degli iPad e dei suoi emuli non è infatti un’operazione scontata. Lo sa chiunque si sia trovato di fronte la versione mobile di un software, e tutti l’abbiamo sperimentato cercando di leggere la versione mobile di un periodico, soprattutto all’epoca dei primi tentativi editoriali in questo senso.
I primi giornali che provavano a vendere edizioni per tablet non facevano altro che pubblicare i Pdf della versione cartacea, con risultati fallimentari in termini di usabilità.
Il tablet non è semplicemente “un computer portatile”. È uno strumento che viene usato in modi e in contesti completamente diversi, e un’app deve tener conto di questo rivedendo l’interfaccia e adattando funzioni e flusso di lavoro al nuovo ambiente. E di questo avremo modo di parlare nei prossimi mesi: la versione 3 del sistema di eLearning VFX Wizard è completa e il lavoro adesso è sulla versione 4 che sarà completamente reinventata per i dispositivi mobili.
Apple ha fatto tutto questo e anche di più, rendendo l’app di GarageBand non soltanto un software aderente alle caratteristiche particolari di iPad e iPhone, ma creando di fatto qualcosa di nuovo, un prodotto che ha lo stesso scopo della versione originale ma usa funzioni e un flusso di lavoro molto diversi per raggiungerlo.
Tutto è stato ridisegnato e in parte creato dal nulla per rispondere alle due caratteristiche fondamentali dei tablet: la mobilità e il touchscreen.
Basta fare qualche esempio. Un primo modo in cui si può usare l’app di GarageBand è quello di suonare uno strumento in modalità touch. È una funzione che chiunque si sarebbe aspettato nella versione mobile, perché è usata da sempre in tutte le app di strumenti musicali. Scegliendo ad esempio il pianoforte verrà visualizzata una tastiera, in modo che possiamo suonare toccando i tasti. Lo stesso accade per le percussioni.
Il grande valore aggiunto risiede invece negli Smart Instruments. Si tratta di strumenti che non solo possiamo suonare toccandoli ma che contengono anche un ricco database di accordi e progressioni. Abbiamo cioè a disposizione non solo la versione touch di una chitarra o di un violini, ma vari tipi di accordi e arpeggi rapidamente selezionabili con i quali improvvisare i nostri pezzi.
Possiamo anche impostare gli accordi che vogliamo visualizzare e poi provare a suonarli live. Oppure potremmo cercare gli accordi di un brano, programmarli su GarageBand, e poi cantarci sopra. Le possibilità sono tantissime.
Un altro esempio di come quest’app abbia saputo catturare il significato di “fare musica in mobilità” è il campionatore. Anche questa funzione è presente solo nell’app, ed è un’idea semplice ma utilissima per chi ha a che fare con gli effetti sonori. Si registra un suono col microfono dell’iPad, e questo suono viene rielaborato come se fosse un campione audio.
Viene cioè visualizzata la tastiera di un pianoforte per riprodurre quel suono e “eseguirlo” ad altezza diverse. I tasti più a destra riprodurranno il suono in forma sempre più acuta, quelli a sinistra in forma progressivamente più grave. Una vera manna per i creativi in mobilità o “no-budget” come testimonia questo articolo di Wired (in inglese) su un album low cost prodotto tutto con Garageband iPad.
In questo modo diventa facilissimo registrare un suono catturato per caso mentre si è in viaggio e usarlo come base per un pezzo techno o mixandolo in un brano pop o anche solo per rimanipolarlo con i filtri e i tool di modifica a disposizione.
E il campionatore è anche il riassunto migliore di quanto detto finora: una funzione specifica per il target dei dispositivi mobili, ottimizzata per il touchscreen, centrata sui bisogni degli appassionati di musica.
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